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Tiziano Masciadri

Muri

Un muro per un essere umano non è solo un ostacolo ma può diventare un momento liberatorio poiché il muro può essere una struttura da utilizzare per lasciare una propria traccia attraverso oggetti e materiali.

Ma anche solo l’osservazione e  la contemplazione di questo soggetto ci permette di riscoprire tracce e emozioni del vissuto

Oltre

La strada ha un’anima meticcia. Raccoglie identità, attraversamenti, storie, relazioni. 

Le rende miscuglio e poi centrifuga, disobbedendo a chi la vorrebbe spazio neutro, di solo passaggio. 

La strada è generosa: segna l’occhio che guarda ma a sua volta è segnata da chi la percorre. 

La strada è un incrocio di antropologie che si intersecano sui versi del piano cartesiano: c’è la direzione orizzontale, del percorso che corre in avanti ed indietro sulla terra, di ciò che si calpesta. 

C’è poi la direzione verticale che è propria del muro. 

Questo  è il verso dell’immaginazione, dell’ intelligenza creativa. Da una parte il muro  è ostacolo alla vista, chiusura, limitazione, una recinzione che contiene. 

Ma dall’altra esso è una risorsa vitale: solo davanti alla barriera l’essere umano può esercitare la sua immaginazione e proiettarsi negli spazi dell’altro e dell’altrove. 

Il muro è l’evoluzione del tappeto volante: nei paesi mediorientali e in alcune culture mediterranee, la trama fitta e rigorosa dei filati dei tappeti, permetteva allo sguardo dell’osservatore di perdersi in un ritmo che ben presto trascendeva dal tessuto stesso per diventare trance onirica, esperienza di dissociazione creativa. 

Le trame del muro sono mattoni sovrapposti, che correndo orizzontali su fughe di cemento o calce, proiettano chi guarda nella direzione del domani, dell’oltre. 

Queste foto rappresentano una geometria viaggiante, fatta di aperture, fessure, macchie, che restituiscono, grazie all’occhio della camera, un paesaggio complesso. 

Il muro di pietra è in dialogo con quello metallico della saracinesca. 

Due declinazioni della medesima materia, che attraverso il bianco e nero rendono evidenti le aridità , le scrostature, i vuoti. Queste non sono delle imperfezioni, ma un invito a comporre grammatiche della liberazione, a trovare nell’indisciplina delle fenditure risorse vitali per comporre mondi alternativi.

Giulia Spada
Ottobre 2022

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